Header Ads


Speciale Bologna - Adinolfi/1: ho subito quattro depistaggi

Gabriele Adinolfi  è uno dei tanti che ha avuto la vita stravolta dalla strage di Bologna. Colpito da mandato di cattura il 26 agosto nel primo blitz contro l'eversione nera e poi il 23 settembre per le attività di Terza posizione (per cui è stato poi condannato) è paradossalmente passato a Bologna dalla condizione processuale di imputato a quella di parte lesa (dal depistaggio dei servizi segreti noto come "operazione terrore dei treni"). A differenza del suo "gemello" politico-processuale Roberto Fiore (che anche se non lo sa nessuno è stato riconosciuto in sentenza come "vittima" di Gelli Pazienza e c.), Adinolfi è rimasto nel limbo: da latitante, infatti, non ha potuto formalizzare la sua richiesta di costituzione come parte civile, comunque ha sopravvissuto al trauma e ha continuato a operare non più come leader politico ma come testa pensante di un'area di destra radicale dinamica e innovativa.
Il trentennale della strage è l'occasione per un'intervista di (ahimé) ampissimo respiro, che divido in tre parti.



Sei stato di fatto – ma non di diritto – parte lesa per la strage di Bologna in quanto oggetto di un  depistaggio dei servizi segreti pidduisti
 Ad essere precisi sono stato oggetto di quattro depistaggi sulla strage di Bologna .
La prima volta fui incluso nel blitz del 28 agosto 1980, cui sfuggii perché non ero a Roma quando venne eseguito. Fu un depistaggio dettato dal dirigente dei servizi interni, Russomanno, per cui vennero utilizzate delle affermazioni di due mitomani, Piergiorgio Farina e  Marco Affatigato. Quest'ultimo si rivelò poi continuativamente organico ai servizi. La montatura si sgonfiò in pochi mesi.
Immediatamente dopo, con Fiore e Vale e ancor prima di Delle Chiaie, fui oggetto di un depistaggio più serio. I servizi fecero ritrovare sul rapido Taranto-Milano armi, esplosivo (pare che fosse lo stesso di Bologna e si noti che la perizia non era stata ancora eseguita...) e biglietti d'aereo che  avrebbero rimandato a noi. Furono lo scompaginamento della loro struttura occulta e il pentimento del maresciallo Sanapo a far saltare la montatura costando poi  ai vertici  coinvolti, e a Licio Gelli, condanne un po' bizzarre (“calunnia” e “detenzione di armi ed esplosivi”).
Il terzo tentativo fu insidioso. Mambro e Fioravanti, per sottrarsi agli esiti della falsa testimonianza di Sparti - su cui si fondarono poi il loro processo e l'assurda  condanna che subirono insieme a Luigi Ciavardini - provarono a far rimbalzare l'accusa su di me e Fiore. Sostennero  che noi avessimo cercato tramite loro dei documenti falsi, che non ci servivano affatto non essendo né latitanti né  clandestini, e che lo avremmo fatto proprio subito dopo la strage. Questo avrebbe spiegato il loro interessamento presso Sparti. Il tutto era così inverosimile e contraddittorio rispetto alle loro intenzioni dell'epoca che non ha convinto nessuno. Ma il tentativo lo fecero. Se li avessero creduti, dall'accusa ci saremmo dovuti difendere noi e loro se la sarebbero cavata tramite questo capolavoro etico.
Il quarto depistaggio avvenne nell'estate del 1992, quando,  dopo dodici anni di latitanza, ero stato catturato in Austria. Un certo Sinibaldi accusò un insieme di persone, e me tra quelle: messo alle strette crollò e spiegò che era stato imboccato dai servizi segreti militari.

Come spieghi quest'accanimento sul tuo ambiente e quello sulla tua persona?
 Non lo so.
Mi sono fatto la convinzione che i servizi e i pool di inquirenti si muovano non per cercare la verità ma per depistare; per questo individuano e cercano d'incastrare dei capri espiatori. Questi capri espiatori sono scelti tra i più deboli, ovvero tra quelli che hanno le spalle meno coperte  da gruppi di potere, o che non le hanno affatto. Ragion per cui si devono sempre colpire quelli che non hanno santi in paradiso ed ecco perché si tratta in genere di fascisti o di anarchici  o, se la pista diventa internazionale, di arabi.
Infine, tra queste categorie, è meglio prendersela, se possibile, con chi non parla un linguaggio compromissorio e conformistico.

“Intrigo internazionale” confuta le stragi fasciste
 Intendiamoci: il libro del dottor Priore e di Fasanella ha due grandi meriti: confuta la menzogna delle stragi fasciste e finalmente legge la Strategia della Tensione per quello che fu: una guerra combattuta in Italia, una Guerra Mediterranea.
Ma lì si ferma perché, per timori riverenziali o per limiti umani, non si addentra oltre se non depistando ancora, sia pure su di un livello diverso da quello conosciuto finora, diciamo pure a un livello superiore.

Che ne pensi del fatto che Priore sposa la tesi ella strage palestinese?Per te è un depistaggio?
 La strage palestinese è un non senso e la tesi di colpevolezza  sostenuta da qualche anno in qua, cioè da quando lo fece la rivista alleanzina Area, è grottesca.
Si sostiene che fu una vendetta per l'arresto del  rappresentante in Italia del Fplp Saleh.
Orbene Saleh per le sue attività sul nostro territorio era stato condannato a sette anni di reclusione e ne scontò poco più di uno, uscendo, come sempre avviene in questi casi, per via diplomatica e non  certo, come vorrebbero suggerirci, per aver spaventato l'Italia.
Si tratterebbe secondo altra tesi della vendetta per l'arresto dei tre autonomi Pifano, Nieri e Baumgartner, presi durante il trasporto di armi per i palestinesi. Ora va considerato che i palestinesi non vendicano, perché non ne hanno la forza, i loro che marciscono in prigione, figurarsi se potevano “vendicare” i tre autonomi.
Anche la storiella del commando di Carlos, che secondo la tesi avrebbe dovuto agire per conto dei palestinesi commettendo la strage di Bologna, con tanto di terrorista tedesco che la notte dorme in albergo con i suoi documenti, è grottesca.

Quindi la pista palestinese, la pista Carlos, la pista Autonomia Operaia non ti convince?
 Siamo chiaramente di fronte ad un  nuovo depistaggio di cui il dott. Priore e i redattori di Area sono probabilmente strumenti inconsapevoli.
Io penso che l'apertura degli archivi di molti Stati, le investigazioni di parecchi investigatori e la nuova geografia dei conflitti internazionali abbiano imposto di rileggere la Strategia della Tensione in modo meno grossolano di quanto fatto fino ad oggi; io ritengo che tutto questo abbia letteralmente costretto a imboccare finalmente una pista internazionale. A pista obbligata nuovi depistaggi: contro i vinti ovviamente. I palestinesi e i loro amici, nella fattispecie gli autonomi. Ed ecco che nascono “rivelazioni” cui puntualmente abboccano persone che cercano la verità.
Da subito  presi posizione contro questo teorema inquinante e mi duole che ci sia chi ha pensato che potesse essere accettabile il rovesciare su degli avversari onorevoli le accuse infamanti di cui il nostro mondo è stato vittima per quarant'anni.
Per quanto Pifano sia stato e resti un antifascista viscerale e troglodita ciò non consente a nessun uomo che abbia onore d'infangare il combattente coraggioso e generoso e di accostarlo ad accuse stragistiche.
[1-continua]
Qui puoi leggere la seconda parte.

1 commento:

  1. Mas che dici ...Adinolfi...riguardo al tuo arresto il 26 di agosto 1980 ed il successivo del 23 settembre 1980...ma chi ti conosce ...all'epoca io mi trovavo in carcere in isolamento alle Baumettes in Francia in attesa di essere estradato in Italia....se certo le ricostruzioni che fai partono già da un invenzione ...mi domando quale peso esse possano avere ...
    Marco Affatigato

    RispondiElimina

Powered by Blogger.