Header Ads


Domande pesanti: Preve contro la sinistra

Nelle scorse settimane un'aspra polemica, innescata da un improvvido articolo di Valerio Evengelisti sull'emergenza rossobruna, è rimbalzata su questo blog, con numerosi contributi, in particolare dei comunisti comunitari, feriti al cuore dalle accuse rivolte dallo scrittore bolognese a Costanzo Preve, il loro pensatore. Nel breve testo che segue l'epistemologo torinese enuncia un giudizio storico sulla fine della spinta propulsiva della sinistra e ne fa derivare una mezza dozzina di domande retoriche le cui risposte non sono sempre condivisibili ma comunque sollevano questioni degne e pertinenti per chi pretende di elaborare un pensiero critico dello stato di cose presenti


Dopo il mitico Sessantotto (data simbolica per l’affermazione di un capitalismo liberalizzato nei costumi veteroborghesi e per l’inizio del processo di omogeneizzazione individualistica sia delle classi borghesi che di quelle popolari), la Sinistra non solo smette di esercitare un ruolo emancipatore, ma comincia ad essere, nel suo insieme (non parlo di gruppi minoritari, considerati come “lebbrosi” nel corpaccione maggioritario della sinistra stessa), un fattore storico attivamente de-emancipatore (parlo dell’Italia, non del Venezuela, di Cuba o dell’India).
 È la sinistra a favorire la rilettura dell’intero novecento come secolo del totalitarismo e delle ideologie assassine dei dittatori baffuti (o barbuti). E così il novecento, anziché essere valutato come secolo in cui la politica organizzata tentò (con inatteso fallimento finale) di dominare il cieco movimento autonomizzato dell’economia, viene archiviato come luogo filosofico del rovesciamento obbligato della virtù politica in terrore totalitario. Non si tratta allora di un fattore attivamente de-emancipatore? 
È la sinistra a gestire intellettualmente la riconversione della critica allo sfruttamento colonialistico ed imperialistico nell’ideologia interventistica e bombardatrice dei diritti umani. La guerra del Kosovo del 1999 non ci ha nulla insegnato nulla? E quello che è venuto dopo non ci ha dunque insegnato nulla? 
Non è la sinistra il fattore attivo dell’odio culturale verso Lukascenko, Castro, Mugabe, Ahmadinejad? 
Non è forse la sinistra il fronte avanzato dell’odio neoliberale verso tutti i dittatori barbuti, baffuti e glabri (Myanmar) e verso i cosiddetti fondamentalismi (i benemeriti Hamas ed Hezbollah)? Non si tratta allora di un fattore relativamente de-emancipatore? 
È la sinistra il luogo del nuovo miserabile culto di Obama, culto totemico che mi sembra affine al culto del Cargo (Cargo Cult) delle popolazioni indigene melanesiane di fine ottocento. E non è forse questo sciocco culto che impedisce oggi attivamente la comprensione della strategia di dominio mondiale dell’impero USA? E non si tratta allora di un fattore attivamente de-emancipatore? 
Costanzo Preve

1 commento:

  1. Preve ha colto nel segno il nocciolo della questione.Ma dobbiamo finalmente liberarci dai falsi miti e dalla truffa ideologica, giocata dai vincitori del secondo conflitto mondiale, che con somma protervia hanno imposto al mondo intero, la falsa giustizia di Norimberga, il nuovo culto della soah, (che nessun osi a non credere, la nuova inquisizione, non lesina nel distribuire galera e messa al bando per i miscredenti) e un concetto degradato di libertà.E' proprio da lì che nasce la retorica dei diritti umani, della democrazia parlamentare, come "mucca sacra" da idolatrare supinamente.Gli americani hanno usato l'arma atomica contro popolazione civile e inerme, continuano a suon di bombe nell'esportare la democrazia imponendola al mondo intero anche se non la vuole.Necessita una "rivoluzione culturale" non solo della sinistra, ma di tutto lo schieramento politico; ci si schiera con gli uomini liberi (attualmente vedo solo l'Iran) contro l'occidente-porcilaia e la sua falsa democrazia.

    RispondiElimina

Powered by Blogger.