"Il mondo ultras non c'entra con il delitto di Bergamo"
“Il calcio non c’entra nulla con l’omicidio di Riccardo Claris”. A ritenerlo è l’avvocato Luca Bosisio, difensore di Jacopo De Simone che per circa un’ora, martedì pomeriggio, ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari di Bergamo Maria Beatrice Parati. Arrestato poco dopo il delitto, il giovane è accusato di aver ucciso con una coltellata alla schiena il ventiseienne poco dopo l’una della notte tra sabato e domenica in via dei Ghirardelli a Bergamo, non distante dallo stadio Gewiss dove gioca l’Atalanta.
“Questo fatto non c’entra con il mondo ultras: Jacopo, come suo fratello, non andava allo stadio da quando era bambino, e non frequentava la curva dell’Inter. È andato qualche volta a San Siro, ma non c’entra con gli ultras – afferma il legale – Jacopo ha risposto alle domande, confermando le dichiarazioni rese al pm ma ribadisco che il mondo ultrà non c’entra nulla. Non è stato uno scontro tra tifoserie, ma qualcosa che è successo quella sera con le modalità che le indagini verificheranno. Ci tenevo a fare queste precisazioni perché ho letto dichiarazioni sui fatti che rischiano di trascinare problemi di ordine pubblico”. LEGGI TUTTO
L'ultrà ucciso: l'omaggio della curva poi il silenzio
Rissa tra tifosi di Inter e Atalanta: ucciso un bergamasco
Un ragazzo di 26 anni, Riccardo Claris, è morto in una rissa scoppiata tra tifosi di Atalanta e Inter, poco dopo l'una, in via dei Ghirardelli, che porta allo stadio di Bergamo. Un diciannovenne, Jacopo De Simone, si è consegnato ai carabinieri ed è sospettato di averlo accoltellato. Avrebbe detto di aver agito per difendere il fratello.
Secondo i testimoni a far scattare la rissa sarebbero stati contrasti legati al tifo sportivo e alcuni residenti hanno riferito di aver visto spranghe e bastoni. Tutto è cominciato poco prima all’esterno di un bar in Borgo Santa Caterina tra due piccoli gruppi di tifosi, uno appartenente alla tifoseria atalantina e uno interista dopo che il 19 enne, insieme al fratello gemello e ad alcuni amici, aveva intonato un coro. La vittima, originaria della Val Brembana, frequentava invece la Curva Nord dell'Atalanta.
La vita e il suo percorso di studi avevano portato Riccardo Claris a trasferirsi in Lussemburgo e in Liechtenstein, ma ha sempre riconosciuto Bergamo come la sua casa. Abitava vicino allo stadio, a pochissime centinaia di metri da quella Curva Nord di cui ha sempre fatto parte, rivendicandone l’appartenenza anche sui suoi profili social. Proprio lì, in via dei Ghirardelli, ha perso la vita nella notte tra sabato e domenica, per una coltellata nella schiena che gli è stata fatale.
Aveva 26 anni, amava l’Atalanta, la seguiva in giro per l’Italia e per l’Europa. “Ovunque con noi”, recita lo striscione esposto nel settore ospiti dai suoi compagni di tifo a Monza. Dove, con ogni probabilità, avrebbe dovuto essere. Riccardo, noto per tutti come Claris. “Ultras per sempre”, omaggiato anche dal Monza.
Era nato a San Giovanni Bianco, in alta Val Brembana. Laureato in economia e commercio all’università di Bergamo, lavorava a Milano in una società in ambito finanziario dopo aver fatto la specializzazione in Lussemburgo. Durante i suoi anni all’estero aveva frequentato la curva dell’Eintracht Francoforte, da anni gemellata con i nerazzurri. Appassionato di sport, ma con il pallone nel destino: in gioventù aveva giocato anche nell’AlbinoLeffe, poi complice il percorso di studi è passato tra i dilettanti, ultima squadra è stata la Gavarnese, società di Nembro, paese della Val Seriana in provincia di Bergamo, a pochi minuti di auto dalla città.
Lascia nel dolore i genitori, un fratello più grande e la compagna. È stata quest’ultima a informarlo di quanto stava succedendo: una lite tra atalantini e interisti. È sceso in strada e si è consumato il dramma: un colpo mortale ricevuto da Jacopo De Simone, 19 anni, con un coltello da cucina con la lama in ceramica, circa 20 centimetri. L’assassino si è costituito: è intervenuto per difendere il fratello, a suo dire, ma senza riscontri da parte degli inquirenti.
FONTE: gazzetta.it
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