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Ottanta anni fa la strage nazista alle Poste di Napoli: 30 morti


Il 7 ottobre 1943, pochi giorni dopo le quattro giornate di Napoli, il Palazzo delle Poste venne squassato nella parte ovest da alcune violentissime esplosioni, che provocarono 30 morti, 84 feriti (secondoaltra fonte 80) e ingenti danni. Le truppe tedesche, dopo aver abbandonato la città, incalzati dagli Alleati, che avanzavano da Salerno, e dalla popolazione in rivolta, avevano minato l'edificio con ordigni a tempo, programmati per esplodere in un secondo momento. L'esplosivo era stato collocato dietro un finto muro.
La maggioranza delle vittime resterà ignota: erano soldati americani delle truppe di occupazione, che avevano il proprio comando a poche decine di metri, nei locali della Questura, che affacciano dal lato opposto della piazza oggi dedicata a Giacomo Matteotti. Tra i 14 identificati (9 uomini cinque donne) anche un bambino di due mesi, Beniamino Pinto, e diversi ragazzini tra cui Editta Pinto (13 anni) e Antonietta Galizia (11 anni).  Nei giorni successivi, secondo l'Atlante delle stragi nazifasciste, vi furono altre esplosioni e altre vittime, in luoghi diversi e non precisati.

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