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Quando i nazisti vestivano i panni di scena dei nazisti per nascondersi


Dalle Fosse Ardeatine a Cinecittà, dalla divisa nazista indossata per uccidere alla divisa nazista indossata per fare cinema. Borante Domizlaff e Karl Hass, due ufficiali delle SS che il 24 marzo 1944 parteciparono, agli ordini di Herbert Kappler, alla rappresaglia nazista alle Fosse Ardeatine, riappaiono, con altri ex ufficiali tedeschi, nella produzione di alcuni dei più celebri film italiani del dopoguerra. 
La vicenda incredibile di nazisti veri che si travestono sul set da nazisti per campare e continuare a nascondersi la racconta Mario Tedeschini Lalli, che è stato una ventina di anni fa mio redattore capo a Kataweb, l'agenzia di servizi web del gruppo Caracciolo (io coordinavo la corrispondenza da Campania e Basilicata). Il volume, Nazisti a Cinecittà, edito da Nutrimenti, sarà presentato domani,  5 maggio, alla Casa del Cinema di Villa Borghese,
 Domizlaff, assolto nel 1948, resterà negli anni fedele a Kappler, aiutandolo nella fuga dall'Italia nel 1977. Hass, sfuggito al primo processo arruolandosi nei servizi segreti americani e italiani, sarà raggiunto dalla giustizia solo cinquant'anni dopo e condannato all'ergastolo. Nel frattempo, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, tutti e due sbarcarono il lunario anche interpretando `sé stessi, in parti da militare tedesco, in film come Una vita difficile di Dino Risi, La ciociara di Vittorio De Sica, Tutti a casa di Luigi Comencini, La caduta degli dei di Luchino Visconti. E non furono i soli.
Nazisti a Cinecittà nasce da una scoperta casuale che ha dato il via a una lunga ricerca tra carte di servizi segreti, cineteche, archivi privati e interviste a famigliari. Un racconto che a tratti si tinge di giallo, una finestra su una realtà paradossalmente `normale dell'Italia del dopoguerra: il `nazista della porta accanto tornava utile per raccontare il nazismo.

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