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Sono due i ragazzi intervenuti a difendere Scotto: non fanno politica

Sono due i giovani che sono intervenuti a  difendere Arturo Scotto e della sua famiglia, la notte di San Silvestro a piazza San Marco. 
Qui l'intervista del Tgr del Veneto a Filippo Storer, a seguire il Manifesto che ricostruisce il ruolo del secondo giovane, un moldavo di 22 anni. Nessuno dei due fa politica: sono intervenuti di istinto e hanno preso qualche cazzotto.

Oltre al ventenne Filippo Storer, di cui ieri il manifesto ha dato notizia, un altro ragazzo ha preso calci e cazzotti dalla squadraccia. Lo chiameremo Vlady (chiede di tenere riservato il suo vero nome), è un ventenne di origine moldava. Nella calca si trova subito dietro la moglie Elsa e il figlio di Scotto, e quindi a fianco degli otto neofascisti. Vede Elsa reagire per prima contro gli slogan, poi le botte a Scotto, realizza in un istante che anche la donna e il 14enne sono in pericolo. E si butta in mezzo. «Ho preso tre pugni in faccia, in testa in bocca e in un occhio», ricostruisce. L’occhio comincia a sanguinare malamente, quelli continuano a pestarlo, e a quel punto i tre amici con cui aveva deciso di trascorrere il veglione lo tirano via. Si rifugia in un bar, dove viene soccorso con il ghiaccio, ma poi se ne torna a casa, stando attento a non farsi vedere in quelle condizioni dalla madre. Capodanno finito male, dunque, per Vlady, 22 anni, laureato in informatica, programmatore in una multinazionale danese. Il primo dell’anno inchiodato a letto, il due pure. Alle cinque di ieri mattina i dolori si sono fatti insopportabili ed è andato in ospedale. E subito dopo dai carabinieri a denunciare l’accaduto.

VLADY NON È UN MILITANTE, racconta di sé, «seguo le informazioni ma non la politica, ho reagito in modo istintivo, quando vedi una famiglia aggredita non puoi restare immobile».

Che poi è la stessa cosa che racconta Filippo Storer, l’altro ragazzo che ha provato a fermare i picchiatori. Ricostruisce al manifesto: «Stavano menando un signore», e cioè Scotto, «il figlio e la moglie erano impauriti». Filippo ha vent’anni, vive in famiglia a Magliano Veneto, cerca lavoro, anche lui non si occupa di politica. Lì per lì, racconta, «non ci ho pensato su». Ci pensa ora: «L’ho fatto per senso civico». Anche lui si è preso i pugni in faccia, ma per fortuna senza conseguenze gravi. Vlady e Filippo sono due ragazzi.

1 commento:

  1. mi sembrano le solite esagerazioni. Un pò di alcool eccessivo, la calca, nervosismo, qualche schiaffo e si strilla al razzismo.
    NOn è successo nulla, non drammatizzerei, sennò arriviamo ai liveli dell'osservatore antisemita che fa un articolo su scritta razzista su cestino delle cartacce, scritta razzista con pennarello nei cessi del trenitalia, e cose di questo tipo.
    Suvvia, siamo seri su!

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