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12 gennaio 1996: muore ad Asuncion Lello Graziani


Clemente Graziani (Lello per tutti) muore il 12 gennaio del 1996. Dopo aver girovagato per mezza Europa inseguito da una decina di mandati di cattura e dopo il rifiuto di estradarlo in Italia da parte sia della Gran Bretagna che del Paraguay, è in questo secondo Paese che vive i suoi ultimi anni. 
Nel Chaco Graziani scopre una nuova patria, s’innamora di questa terra inospitale che lo ha accolto, si trasforma in “ganadero”, ossia allevatore. Non trascurando però l’impegno politico, che esprime in saggi, progetti di riviste, fitta corrispondenza con amici e camerati. 
La sua casa di Asuncion è ospitale verso tutti e diventa meta di un vero e proprio pellegrinaggio. Lo raggiungono la moglie Fiorella e, a turno, i figli. Intanto, mano a mano cadono le accuse nei suoi confronti: viene continuamente assolto da tutte le imputazioni, compresa quella più grave e che lui ha sempre rigettato con forza, quella del delitto Occorsio, da cui è scagionato con formula piena dalla Corte di Cassazione. 
Gli restano da scontare solo otto mesi di reclusione, pena residua del primo processo a Ordine Nuovo. Tanto che pensa pure di tornare clandestinamente in Italia, il solo tempo necessario a rivedere per l’ultima volta la vecchia madre. Ma il male avanza e lui lo sa. Sistema le ultime faccende e muore con accanto la moglie, i figli, gli amici e i camerati più cari, fra cui Elio Massagrande. La sua ultima lettura, prima di morire, è una poesia Zen di Fuyo-Doka: 
Ho chiuso con questa vita. Non ho cercato il cielo, non temo l’inferno. Deporrò queste ossa al di là del Triplice Mondo. Non asservito, imperturbato
La salma viene poi trasferita a Roma e il 23 gennaio si celebra il funerale nella chiesa del cimitero di Prima Porta, con il “Presente” e la partecipazione di centinaia di suoi camerati. La commemorazione è tenuta da Paolo Signorelli e Peppino Pugliese. Successivamente la salma viene traslata nel cimitero di Poggio Catino (Rieti), dove si trova tuttora. 
Lì, su iniziativa di Fabio De Felice, antico camerata di Lello, l’8 novembre 1996 si tiene un’ultima cerimonia, presente, fra gli altri, Maurizio Murelli, che poi dedicherà alla figura di Graziani e al “suo” Ordine Nuovo la copertina del settimanale “Orion” e un suo testo in aggiunta agli articoli di Salvatore Francia (in cui ricorda le ragioni che portarono allo scioglimento del Mpon) e di Fabio De Felice, il quale traccia un ritratto di Graziani concludendolo con una notazione metapolitica: 
La felicità di Lello. Felicità che traspare dai suoi scritti e da tutte le testimonianze che raccontano di lui, della sua allegria. E’ un uomo braccato, perseguitato, ma rimane sereno, non conosce odio né frustrazione. Io credo che questa forza gli era stata data dalla sua adesione al trascendente, dall’accettare e superare le prove come prove iniziatiche, come momenti della Grande Guerra Santa che ogni uomo deve combattere in se stesso. La felicità di Lello era segno di vittoria. E credo che sia giusto che gli amici lo ricordino così: Clemente Graziani il vittorioso.
Un anno dopo la sua morte, l’editore Settimo Sigillo dà alle stampe il libro “Clemente Graziani: la vita, le idee”, a cura di chi scrive, che raccoglie i saggi più importati del capo di On, in parte pubblicati su giornali e riviste e in parte inediti, frutto del lungo esilio, nonché il ricordo di chi gli è stato vicino nella sua avventurosa vita (Fabio De Felice, Salvatore Verde, Walter Pilo, Elio Massagrande, Gabriele Adinolfi, Josè Maria Boccardo); la prefazione è di Fausto Gianfranceschi, l’introduzione del figlio Rainaldo Graziani
Il libro – il primo, l’unico sulla figura di “Lello” -- è presentato all’hotel Universo, a Roma, il 30 ottobre 1997, da Massimo Fini (giornalista e scrittore anticonformista), Giulio Maceratini (che rientrò con Rauti nel Msi), Fabio De Felice (dirigente giovanile fra i più rappresentativi del primo Msi) e Giano Accame (giornalista e scrittore di destra).
Sandro Forte


Nel video una testimonianza di Rainaldo Graziani sulle conversazioni serali con il padre nella fazenda
Qui invece alcune preziose foto inedite, sempre dal Chaco, inviatemi sempre da Rainaldo:





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