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Morsello memorial, quando il Fronte della gioventù censurava Massimino

Il testo che segue è di due anni fa, pubblicato sul Fondo di Miro Renzaglia, e scritto per l'occasione della ristampa da parte della Rtp del disco cult di Massimino (che poi era una musicassetta scalcagnata) ma di strettissima attualità, tant'è che l'autore ha potuto raccontare la storia della censura della canzone dedicata a Franco Anselmi nel corso di uno dei convegni dedicati al decennale della morte di Morsello, a cui è intervenuto come moderatore e relatore. E qui ve  lo ripropongo 
Canti assassini e canti assassinati di Francesco Mancinelli 
Ripubblicata in questi giorni a cura di Rupe Tarpea edizioni la colonna sonora militante dei nostri anni giovanili; i canti assassini di Massimo Morsello. La cassetta ricordiamo per i non-filologi della musica alternativa, venne interamente registrata con strumenti di fortuna durante l’esilio di Londra dei primi anni 80′ e fu pubblicata semi-clandestinamente e passata di mano in mano tra le giovani generazioni militanti che sopravvissero alle tempeste inquisitorie ed al riflusso
I Canti assassini rimasero la colonna sonora, un tema di unificazione e di sopravvivenza, il contatto quasi esoterico con decine e decine di fratelli che avevano preso la via dell’esilio o marcivano nelle galere di stato in attesa di un processo; la colonna sonora della generazione 78′ che nonostante tutto non demordeva. E fu anche una occasione, per cominciare a riflettere su ciò che era successo negli anni precedenti, sulla quella sana mutazione antropologica e metapolitica che era stata avviata a metà degli anni 70′, e in cui si intravide “chi e cosa era veramente il nemico principale”. I brani di Massimino furono “traghettati” per circa una decina d’anni, in maniera semiclandestina, con il linguaggio dei bardi-militanti, sbagliando spesso l’accordatura non facile del tema musicale e della ritmica, alterando perfino qualche parola non ben comprensibile dalla cassetta originaria.
Massimo Morsello (in arte Massimino), aveva esordito dal vivo a Campo Hobbit II, presso Fonte Romana in provincia dell’Aquila, nel 1978, ed aveva successivamente pubblicato il suo primo lavoro Per me e la mia gente registrandolo dal vivo con voce chitarra ed armonica a bocca, negli studi di Radio Alternativa di Roma a via Sommacampagna . Le poche recensioni dell’ambiente (“Dissenso”, “La voce della fogna”) furono favorevoli e compiaciute della novità . Si notava già in Massimino la stoffa del cantautore, soprattutto nel suo modo semplice di comporre e di arrangiare musica, indice di qualità e creatività assolute.
Tuttavia Massimo Morsello, già da allora , era considerato dagli “istituzionali missini” e dai neo-destri rautiani in carriera (anche senza il Berlusca-Dux), in grave sospetto di eresia; e poi Massimo era un affiliato dell’ anarchica famiglia di Via Siena, una comune senza regole, una tribù-clan considerata dall’apparato missino, la classica situazione fuori controllo.
La compilazione edita oggi da Rupe Tarpea tra l’altro contiene i tre brani di esordio presentati dal vivo da Massimo Morsello a Campo Hobbit II , di cui sono conosciuti e consolidati nei repertori solo i primi due: Il battesimo del fuoco e la Tua gente migliore. Il terzo brano, intitolato Il paradiso dei guerrieri è un vero inedito, un brano sconosciuto ai più, sul quale vale spendere qualche aneddoto di natura storico-politica per far capire ai molti, da dove si viene, e con chi ci si “confrontava” amaramente già da allora.
Infatti dalla compilazione di Campo Hobbit II, preparata alla meno peggio, rimase “volutamente” censurato e destinato all’oblio eterno, il brano in questione, e per un motivo semplicissimo: Massimo aveva scritto e dedicato Paradiso dei guerrieri a Franco Anselmi, assassinato a Roma qualche mese prima, durante un tentativo di reperire armi e munizioni in un armeria a Monteverde nuovo. Stavano nascendo i Nar, stava nascendo la generazione degli scomodi figli di nessuno, coloro che avrebbero rotto pesantemente con gli schemi dell’apparato della “destra da cortile”. Mai più comodi bersagli degli allenamenti di tiro nel mucchio dell’estrema sinistra romana, e mai più vittime utili per le becere campagne elettorali anti-comuniste di Giorgio Almirante.
Franco Anselmi per il partito non era il militante qualsiasi, il ragazzino morto assassinato dagli ultra-rossi, era un personaggio con cui sarebbe stato difficile fare del semplice vittimismo anti-comunista; Franco Anselmi è stato uno dei tanti , come Giancarlo Esposti, Riccardo Minetti, Alessandro Alibrandi, Giorgio Vale che non ha mai trovato granché accoglienza nel pantheon dei cosiddetti “Cuori Neri”, perché è stato uno di quelli che non solo si è difeso, ma ha anche cominciato ad attaccare creando il delitto di lesa maestà nell’apparato.
Nei libri di ricostruzione storiografica sul neo-fascismo è rimasto come colui che ritualmente bagnava il suo passamontagna nel sangue dei fratelli caduti (a Piazza Risorgimento, ad Acca Larenzia) . Massimo conosceva bene “questo suo estremo rituale” e lo ha anche raccontato tra le righe del testo della canzone.
I dirigenti missini di via Sommacampagna (alcuni dei quali notissimi, perché ormai promossi tutti a deputati o addirittura a ministri ) preferirono dunque, senza alcun rispetto filologico per la storia del Campo Hobbit II di Fonte Romana, e senza aver interpellato l’autore del brano, rimuoverlo ed estrapolarlo “ipocritamente”, durante la compilazione della raccolta. Sarebbe stato molto più corretto inserirlo, magari con un commento ad hoc, invece che censurarlo.
Insomma Paradiso dei Guerrieri doveva sparire; un canto assassino, che ha rischiato di rimanere  "assassinato“. E c’erano quasi riusciti. Peccato che di pischelli terribili, oltre a Massimo Morsello, nel mitico “Campo Gollum”, ce ne erano almeno un migliaio e qualcuno pensò bene di registrare il brano dal vivo, brutalmente, senza alcuna tecnica, una semplice testimonianza passata poi di mano in mano, come una sacra reliquia, su cassette e nastri mal-registrati, per ben tre decenni e oggi ripubblicata finalmente da Rupe Tarpea, dopo esser comunque finita negli archivi per fortuna onnicomprensivi della Lorien.
D’altra parte la censura di partito dei primi anni ‘80, tutta impegnata nella sana campagna a favore della doppia pena di morte (ricordiamo l’allora MSI-DN di Almirante con Pino Rauti prontamente rientrato nella direzione nazionale del partito), colpiva duro in quel periodo; soprattutto durante le poche occasioni pubbliche e/o comunitarie giovanili, sospettate sempre di fronda e deviazionismo extra-parlamentare.
La musica alternativa era il viatico prediletto per trasgredire, generare dubbi, fare danni. Ricordo perfettamente come in un paio di occasioni in cui invitato dai ragazzi del Fronte della Gioventù ad esibirmi in alcune feste tricolori, i dirigenti cercarono maldestramente prima della mia esibizione (avevo circa 22 anni!!) di “parlamentare” sui singoli brani da presentare, spaventati su ciò che avrei potuto cantare o dire. Ed io che mi ero studiato a memoria la cassetta dei “Canti Assassini”, come al solito rompevo loro le uova nel paniere, raccontando storie che per “l’apparato” dovevano essere ben taciute e saggiamente nascoste. Come dire, un modo come un altro per mettere a tacere e giudicare gli anni 70′, prima del tempo.
Nonostante tutto, e nonostante il vento, Franco e Massimo si sono in qualche modo rincontrati, e ancora oggi rimane per fortuna intatto l’intero patrimonio della musica e dei ricordi ad essi legati , e rimangono ben vivi non solo i canti assassini ma anche quelli che avrebbero dovuto essere assassinati dalla ”gente migliore”.

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