Header Ads


Taviani: le bombe di Savona le misero i servizi contro di me

 Massimo Macciò, professore e ricercatore storico, è il principale esperto delle "bombe di Savona", uno dei più oscuri episodi della fase terminale della "strategia della tensione" mi segnala questo articolo, molto interessante, pubblicato da Trucioli savonesi. Che contiene comunque almeno un'imprecisione: Zani all'epoca non ammise proprio niente perché era, per dirla in gergo penitenziario, "assolutamente negativo".

“Quella sera di metà ottobre del 1994…mi parlò della sua verità”
Bombe di Savona del 1974, “Taviani sapeva”
Testimone racconta le confidenze dell’ex ministro
“Fui avvertito da una lettera minatoria che avrebbero colpito nel mio collegio elettorale. Il bersaglio fu l’amicoVaraldo. La ritorsione dei servizi segreti contro i vertici di Gladio da me designati”  
Savona – E’ rimasto il grande “buco nero” di Savona, il mistero dei misteri, peraltro quasi mai citato nelle cronache italiane della lunga stagione stragista. Eppure una verità “politica” già esiste. L’ha raccontata, confidata, un uomo delle Istituzioni. Paolo Emilio Taviani, più volte ministro e capocorrente dei “pontieri”. Forse, come aveva promesso in più occasioni e a diversi amici, quella “verità”, a lungo taciuta, doveva essere suggellata nelle sue memorie, date alla stampa, subito dopo la morte, il 18 giugno 2001. Invece, neppure un cenno, alle “bombe di Savona”. Un altro giallo.
E di fronte a queste rivelazioni che idea si sarebbe fatto Carlo Lucarelli quando decise di gettare la spugna? Rinunciando all’incarico di super esperto di “inchieste impossibili” che gli aveva proposto il Comune di Savona. Cosa confidò Taviani di sconvolgente e inedito? Per quale ragione non chiese di essere ascoltato dai magistrati inquirenti di Savona, né si ritenne di convocarlo? Quale era il segreto che custodiva?
La rivelazione è contenuta in una pubblicazione on line rimasta di fatto sconosciuta all’opinione pubblica. L’iniziativa è stata dell’Isrec (Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea della Provincia di Savona), attraverso “Quaderni Savonesi” in occasione del 35° anniversario delle “bombe di Savona” (dicembre 2009-gennaio 2010). Il servizio porta la firma di Paolo De Luca, autore di una ricerca sul tema “attentati di Savona”. Pubblicate 152 pagine, in realtà molte di più.
La novità-rivelazione è suffragata da una robusta catena di elementi. Il testimone, amico e abituale frequentatore di Taviani, riferisce testualmente: “…Taviani mi disse che a suo parere le stragi…da piazza Fontana…a piazza della Loggia…erano state compiute sicuramente ed esclusivamente per mano di neofascisti, su organizzazione di apparati deviati dei servizi segreti italiani, con probabile accordo della Cia americana…e tutto ciò che sapeva sarebbe stato reso pubblico dopo la sua morte, con la pubblicazione del suo Diario personale…”. Di questi aspetti Taviani parlò in diverse sedi e ci sono atti parlamentari. Nulla, invece, si è mai saputo, né scritto a proposito della “verità Taviani” sul primo attentato (aprile 1974) a Savona.
BOMBE FASCISTE, ESCLUSA SAVONA
Testimonianza di Taviani “de relata”: “…Bombe fasciste, tutte meno alcune; quelle di Savona del 1974…fu l’unico episodio in cui i neofascisti materialmente non ebbero responsabilità alcuna. Quelle bombe furono messe dai servizi segreti italiani (deviati ndr?). Posso affermarlo con certezza perché io fui la vittima e l’obiettivo di quella serie di attentati”.
LE MOTIVAZIONI ED IL RUOLO DI “STY BEHIND” (GLADIO)
Ancora confidenze di Taviani al vecchio amico: “Come ministro dell’Interno avevo riorganizzato la struttura “Sty  behind”, la cosiddetta Gladio, un’organizzazione in cui posso vantarmi e con orgoglio di aver fondato e visto  nascere nel 1956 e che era stata strutturata col totale appoggio degli americani…mi preoccupai che ne facessero parte ex partigiani e uomini di provata fede democratica, fedeli alle istituzioni repubblicane…e non entrassero ex  repubblichini, o fascisti…
Io ero stato ministro dell’Interno nel 4° governo Rumor. Avevo posto ai vertici di Gladio uomini di provata fede democratica e antifascista”.
LE REAZIONI DEI SERVIZI SEGRETI DELL’EPOCA
Altro passo della asserita confessione di Taviani: “…Non avevo tenuto conto della reazione che poteva scaturire ai vertici dei servizi segreti di allora…occupati da personaggi assolutamente sgradevoli, ben lontani da quell’idea di stato democratico che invece io portavo nel cuore…
Quei generali mi dissero senza giri di parole che non condividevano le mie nomine ed avrei dovuto rimuovere immediatamente quegli uomini dai vertici di Gladio, a loro sgraditi. Mi rifiutai, ne nacque uno scontro inaudito…non si seppe nulla al di fuori del Viminale…Ebbi in quei giorni degli incontri terribili con i vertici dei servizi segreti. Mi sentii minacciato. LA MIA AUTO VENNE TROVATA DANNEGGIATA. (Nel garage del ministero ndr) Nella sostanza fu un avvertimento”.
UNA LETTERA MINATORIA GIUNTA AL VIMINALE
Taviani: “ Un giorno mi vidi recapitare in ufficio, al Viminale, una vera e propria lettera minatoria. Vi si annunciava che, pochi giorni dopo, il 30 aprile, sarebbe scoppiata una bomba nel mio collegio elettorale a Savona. Cosa che regolarmente avvenne. Un ordigno esplose quella sera nel portone dell’edificio che ospitava il senatore Franco Varaldo di Savona…Capii immediatamente che quella lettera era da mettersi in relazione al mio scontro con i vertici dei servizi. Ecco perché posso affermare con assoluta sicurezza che le bombe di Savona furono le uniche messe dai servizi segreti italiani….E il giorno dell’attentato del 23 novembre 1974 (Bomba sull’Autostrada Savona-Torino, in corrispondenza del viadotto “Volte” nei pressi di Cadibona; nello stesso giorno ordigno davanti
alla stazione dei carabinieri di Varazze ndr) fu l’ultimo che trascorsi da ministro della Repubblica…”.
I SILENZI INCREDIBILI DEL SUO DIARIO
Taviani morì nel giugno 2001. Si ebbe notizia di perquisizioni nella casa di Roma,a Bavari, paese natio e nella sede della società editrice Il Mulino. Sta di fatto che il suo diario “Politica a memoria d’uomo” non contiene una sola riga, un solo cenno, agli attentati di Savona. E’ credibile? Verosimile? Perché avrebbe dovuto venire meno alla promessa? Cosa è successo? Chi prese parte alle perquisizioni? Da chi fu inventariato il materiale, i manoscritti, le agende? Solo carabinieri del Ros?
Da cronisti di provincia, in diverse occasioni, nel corso di sue visite savonesi, le ultime a Savona ( Priamar) e Loano (riunione ristretta al G.H. Garden Lido per la campagna elettorale del candidato al parlamento, l’avvocato ex sindaco Mario Rembado), riproponemmo all’onorevole Taviani il quesito-bombe di Savona. La risposta: “Non ho nulla di nuovo da dire, lo farò un giorno con le mie memorie, potrò spiegare, ora non è il momento…”.
I FEDELI COLLABORATORI PACCAGNINI E OLIMPIO
Stando alle confidenze divulgate, in forma anonima (su espressa richiesta, evidentemente), Paolo Emilio Taviani, custodiva quel segreto, probabilmente condiviso con una strettissima cerchia di persone, a cominciare da Walter Paccagnini, segretario particolare dal 1947 al 1992 (deceduto), originario di Montalcino e Secondo Olimpio, collaboratore fidato, fu pure capo ufficio stampa al ministero dell’Interno, sindaco di Bardineto, segretario provinciale della Dc. Di lui Taviani ci riferì, ad una specifica domanda, il 24 gennaio 1989, e dopo la morte di Olimpio: “….Olimpio svolse alcune missioni internazionali con grande riservatezza, malgrado fosse un giornalista. Anche di questo se ne parlerà dopo la mia morte”. Taviani non è stato di parola. Pietra tombale anche su questo fronte.
Agli atti della commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, presieduta dal senatore Giovanni Pellegrino, nella 24° seduta (martedì, primo luglio 1997), nell’audizione pubblica di Taviani, non un cenno agli attentati di Savona, nonostante la dettagliatissima disamina, estesa ad aspetti liguri e personaggi noti e meno noti (giudici Sossi, Coco…). A meno che non siano contenuti negli “omissis”. Tra i “segreti di Stato”?
Come spiegare il mutismo di un Paolo Emilio Taviani che ha ricostruito, pure con numerose interviste, la carriera di politico e di servitore dello Stato? Perché tacere su Savona, città Medaglia d’Oro della Resistenza e del presidente Sandro Pertini ? Lui che ricordava i primi soggiorni con la famiglia al nuovissimo albergo Redentore di Monesi dei banchieri alassini Galleani? E prima ancora, ospite estivo, alla “Locanda delle Corriere” a Bardineto.Taviani che ripercorreva, divertito e ironico, le tre lauree (legge, scienze sociali, filosofia). L’esordio nella Dc ligure, nella Fuci, la partecipazione, nel 1943, alla costituzione dello scudo crociato. Dal 1949 al 1950, segretario del partito in Liguria. Nel 1953 il primo incarico di governo, a 41 anni ministro del Commercio estero,
poi della Difesa (fino al 1958), Finanze (1959-’60), Tesoro (1960-’61), Interno (1962-’68), Cassa per il Mezzogiorno e aree depresse Centro-Nord (1968- ’70), Bilancio (1972-’73), Interno (1973-’74); Presidente commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza servizi radiotelevisi ed affari esteri (1976); vice presidente del Senato (1987) e Senatore a Vita dal 1991. Autore di numerosi testi scritti da “esperto”. Un appuntamento storico dell'apparato democristiano, riunito a Savona: da ds, l'ex vice presidente del senato, Roberto Lucifredi (era della corrente di destra di Oscar Luigi Scalfaro), l'onorevole Carlo Russo (già ministro), il ministro dell'epoca dei Lavori Pubblici, Lorenzo Natali, Paolo Emilio Taviani.
LA FIGURA DI UMBERTO CATALANO
Chi ha seguito le cronache degli attentati di Savona ricorderà il nome di Umberto Catalano e di lui parlò Taviani nell’audizione parlamentare sulle stragi. Catalano esordiente commissario di sicurezza in servizio a Genova, quindi capo della squadra politica della questura, e successivamente con incarichi nazionali importanti. Definito “uomo di mano e vicino a Taviani”.
Catalano,  anni dopo, ricomparve in provincia di Savona, designato commissario straordinario del Santa Corona, in anni cruciali. Si trovò, a sua volta, al centro di un processo e di una condanna in primo grado (nelle foto storiche di questa settimana riproduciamo un’immagine del dibattimento in aula vedi…).
Umberto Catalano era tra le persone informate della “verità di Taviani”? Sicuramente nulla riferì ai magistrati inquirenti durante gli interrogatori nella veste di teste.
LA SERA DELL’ATTENTATO A “CASA VARALDO”
Il 30 aprile 1974, alle 20,48, quando esplose la bomba al plastico nell’androne del palazzo dove abitava, con la famiglia, il senatore Dc, Franco Varaldo, amico e seguace di Taviani, al cinema Astor proiettavano “Mussolini Ultimo Atto”. I giornali scrissero che alla redazione de Il Secolo XIX di Savona giunse la telefonata di rivendicazione e l’indicazione dove si trovava il volantino. In realtà la segnalazione arrivò nell’abitazione di via Montenotte  dell’allora capo della redazione, Luciano Angelini che si mise subito in contatto con la questura. Il volantino, consegnato alla polizia, era firmato da Ordine Nuovo, due fogli scritti a mano.
Accadde che Fabrizio Daniele Zani, 21 anni, originario della provincia di Varese, arrestato a Casciago, fu  denunciato per 11 attenti in Italia, tra cui Savona. Il giovane si autoaccusò, coinvolgendo altri due esponenti di Ordine Nero, ma a quanto pare fu depistaggio.
Acquista, dunque, grande importanza, come scrive Gian Paolo De Luca, la testimonianza “rilasciata da un cittadino anonimo che rivela particolari a dire poco inquietanti del 1974, confidati da Paolo Emilio Taviani stesso una sera intorno a metà ottobre del 1994….(vedi da pagina 26 a pagina 28).
Chi è De Luca, quale curriculum, quale credibilità? E’ nato ad Avellino il 30 maggio 1984 e a cinque anni si è  trasferito, con la famiglia, a San Giuseppe di Cairo Montenotte. Dove è rimasto fino al 2008. Ha frequentato il Calasanzio di Carcare. Nel 2003 il corso di laurea triennale in Scienze della Comunicazione presso il Campus di Savona. Laurea il primo febbraio 2006 con la tesi “ Studio fenomeno delle bombe di Savona”: 110 e lode. Dal 2006 si iscrive all’Anpi, a luglio diventa presidente della sezione Anpi di Cairo Montenotte. Nel 2008 si dimette e lascia Cairo per trasferirsi in Toscana. Nell’ottobre 2009si iscrive ad un corso di laurea specialistica in “Storia e
Civiltà” all’ateneo di Pisa. Dal 2010, nel Comune di San Giuliano Terme, partecipa a corsi di recupero relativi al periodo della seconda Guerra mondiale.
LE RICERCHE E L’IMPEGNO DI MASSIMO MACCIO’
Trucioli Savonesi ha ripetutamente annunciato una nuova edizione del libro di Massimo Macciò: “Le bombe di Savona. Chi c’era racconta”, edito nel 2007. Tutto pronto per la ristampa. Ma l’insegnante-ricercatore di Savona, anche alla luce delle rivelazioni e della “testimonianza” raccolta da De Luca, pare abbia ritenuto di approfondire, verificare, trovare possibili nuovi riscontri. E, a sua volta, venuto in possesso della stessa testimonianza riferita a Taviani. Non solo, altri approfondimenti, un impegno silenzioso, delicato, impegnativo. La ricerca di personaggi che all’epoca potrebbero riferire sulle circostanze e sulla “verità di Taviani”.
Contatti e viaggi a Roma.
Massimo Macciò alla ricerca di ex esponenti dell’eversione, di alte cariche dello Stato, tra ex generali e ultimi “testimoni” viventi negli anni delle bombe. Resta, inoltre, da fare chiarezza sui tre attentati del 1975. Mettere a confronto le risultanze dei magistrati inquirenti e la documentazione – perlomeno ciò che si è trovato - di un interessante ed imponente “archivio” al quale Macciò ha avuto accesso. Tra sorprese, interrogativi senza risposta, strani ruoli ricoperti. Sentenze di giudici. Pagine mancanti.
Luciano Corrado

4 commenti:

  1. Su Zani concordo pienamente. In realtà non solo non ha rivendicato l'attentato a Varaldo, ma casomai è vero il contrario. Quando, subito dopo l'arresto (27 ottobre '74) venne mostrato a Zani l'elenco degli 11 attentati attribuiti a Ordine Nero, egli disse: "I primi otto sono nostri, gli altri tre (quelli di Treviso, Trieste e Savona) no". La notizia della confessione di Zani era un'invenzione uscita sui giornali locali dell'epoca, fonte da cui l'autore della tesi ha probabilmente attinto. Piuttosto, in alcune recenti dichiarazioni Zani dice cose molto interessanti se lette in "ottica Savona" e porta indirettamente dei mattoni alla tesi "tavianea" sostenuta nell'articolo.

    RispondiElimina
  2. Del PET (Paolo Emilio Taviani) potente boss democristiano,ben addentro ai segreti di Gladio, vanno ricordate anche le confidenze fatte all'ex direttore del Roma, Piero Buscaroli.In un suo recente libro di memorie il direttore, narra di essere stato convocato al Viminale, da Taviani allora in carica al dicastero dell'interno,per sollecitare i voti del MSI di Almirante a un suo futuro governo.Nel corso della conversazione confidò al Buscaroli, che le bombe le mettevano loro, intese come Ministero.Penso che una tale confidenza non dovrebbe essere archiviata, ma soggetto di spunti di riflessione, anche in merito alla epopea bombarola di Savona.T.V.

    RispondiElimina
  3. Massino, Zani ha un impianto paranoico di interpretazione della realtà. Ma non è fesso o delirante. Anzi ...

    RispondiElimina
  4. Ma io non ho mai detto questo, anzi. Io credo che quello che disse Zani subito dopo l'arresto fosse vero e quello che racconta oggi sia almeno verosimile. E mi chiedo perché nessuno pensi di approfondire le sue affermazioni, anche in chiave Savona. Forse perché nessuno a Savona e dintorni è stato a sentirle...

    RispondiElimina

Powered by Blogger.