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Campanile: lo zio di Alceste rilancia la pista rossa

Nei giorni successivi alla pubblicazione dell'intervista a Mario Tuti su Italicus e delitto Campanile, con relativo dibattito, mi ha scritto le sue considerazioni lo zio di Alceste, Emanuel. La mancata pubblicazione, dovuta semplicemente al fatto che l'email non era pervenuta, gli ha fatto adombrare l'esistenza di censure da parte mia . Puro pensiero paranoico, atteso che è stato il sottoscritto a risollevare il caso della "pista rossa". Ecco quindi il testo, con poche righe di replica.

Alessandro Smerilli: chi e' costui? Pare un compagno di Lotta Continua rimasto fisso e fissato al mito del "delitto di marca fascista" creato dal PCI il 13 giugno 1975 e che catapulto' i comunisti al potere per la ptima volta. Tale mito fu la piu' grande truffa perpetrata dal PCI ai danni della storia e della nazione. Oggi riconoscere la matrice rossa del delitto invaliderebbe 35 anni di governo reggiano di sinistra costruito e prosperato su tale falso assunto. Smerilli non e' bene informato e prima di sproloquiare dovrebbe aggiornarsi. Scrive cose irriverenti circa mio fratello Vittorio che, nella storia di Alceste, torreggia come un gigante. In primis, deve sapere che sulla trasmissione del 3 febbraio 1998 su Teletricolore a Reggio, alla quale parteciparono Frediano Sessi, Mauro Del Bue, Luigi Pozzoli, Marco Boato, tutti ex di Lotta Continua, la Gazzetta di Reggio del 4 febbraio scrive: "questa fosca pagina degli anni di piombo (l'uccisione di Alceste) oggi possiamo leggere meglio grazie anche alla tenace e coraggiosa battaglia di Vittorio Campanile, il padre di Alceste, l'unico che, fin dall'inizio,urlasse ai quattro venti che gli assassini non erano fascisti, ma militanti di sinistra". 
Marco Boato, allora dirigente nazionale di Lotta Continua, fornisce peraltro una prova ulteriore della matrice politica del delitto: ^Fui il primo-ha ricordato in tv- a scrivere nel 1977 sul giornale Lotta Continua che l'omicidio era stato commesso nel nome del comunismo. Per questo motivo fui minacciato da ambienti di sinistra legati alla autonomia bolognese affinche' non continuassi l'inchiesta, come a suo tempo riferii alla magistratura reggiana" Cosi', sin dal 1977, l'intelligentia di LC e' convinta della matrice rossa del delitto.
Lo stesso Adriano Sofri su Lotta Continua del 12 gennaio 1980 riconosce che il "delitto di marca fascista" non e' una tesi sostenibile ed accettabile "come volonta' di provocazione e vendetta fascista data la sproporzione tra movente e delitto". Riconosce altresi' che l'omicidio di Alceste fu di sinistra e che "fatti di cronaca dapprima indistinti poi tragicamente chiari, come l'assassinio di Saronio, facevano emergere intersezioni con Reggio Emilia, con luoghi ed ambienti che Alceste poteva, senza alcuna partecipazione, aver frequentato".
Giampiero Mughini intervista Adriano Sofri nel maggio 1991.
 "D: Un anno dopo la morte di Moro, nell'autunno del 1979, Lotta Continua fece sensazione con una serie di articoli in cui veniva adombrata la possibilita' che un militante di LC di Reggio Emilia, Alceste Campanile, fosse stato ucciso da elementi dell'estrema sinistra.....
R: (A. Sofri) Con la morte di Moro tutto e' cambiato in noi e in Italia. Certo prima eravamo stati fermi per lungo tempo all'idea che ^un compagno non puo' averlo fatto^. Sapevamo adesso che i compagni lo facevano, eccome"
 (G.Mughini: Gli anni della peggio gioventu', pag. 142)
"L'11 febbraio 1979 Giorgio Albonetti (Lotta Continua) solleva un "amaro dubbio" che Alceste Campanile non fosse stato ucciso dai fascisti, ma bensi' da elementi dell'estrema sinistra vicini all'Autonomia Operaia. Dopo Albonetti,altri di LC andarono in quella direzione, Marco Boato fra gli altri. La loro ipotesi era che "Campanile aveva saputo qualcosa che non doveva sapere quanto al traffico di armi o d'altro (droga?) e per questo venne messo a tacere per sempre". (Mughini, opcit., pagg 152-153).
Inoltre, "la versione (rossa di Vittorio Campanile) coincide inconsapevolmente con un fonogramma che il centro controspionaggio di Milano ha diramato in Emilia a pochissime ore dell'accaduto indirizzando nel campo dell'eversione di sinistra le indagini" (Giovanni Vignali, La Primula Nera, pag. 129).
Al coro di queste voci concordanti di sinistra ora si aggiunge la voce di Mario Tuti, il quale giustamente afferma che la verita' giudiziaria, nel caso di Alceste, non corrisponde alla verita' storica" e che il processo Bellini non fu altro che "opera di disinformazione" e che "dietro la morte di Alceste ci sono implicazioni innominabili": il che credo e Tuti dovrebbe chiarire. Depistato dal procuratore Italo Materia, nella storia di Alceste il processo Bellini e' solo un banale episodio il cui protagonista si fa gioco del sistema giudiziario italiano. Ne La Primula Nera, Giovanni Vignali scrive a riguardo del processo Bellini che "senza elementi tangibili la vicenda intera sfuma nell'indistinto e l'atto di fiducia che bisogna fare per credere al bandito e' troppo grande" (pag. 232). In realta' un atto di fede che puo' essere compiuto solo da chi lo trova comodo perche' soddisfa l'assunto ideologico del "delitto di marca fascista".
Non c'e' dubbio che l'omicidio di Alceste fu eseguito nel nome del comunismo, come affermano Boato e Sofri. Per Eugenio Papetti "inaccettabile e' lidea che il PCI collaborasse con i servizi segreti" al che fa eco Tassinari: "che poi il PCI abbia condiviso le peggiori sozzerie dei servizi segreti non ci credo anch'io". Certo, si e' liberi di credere quello che si vuole, secondo il proprio assunto ideologico.
Ma....non ha scritto Pacini che Federico Umberto D'Amato brindava con Adriano Sofri? Epoi, su quel treno non doveva trovarsi Aldo Moro, fatto scendere all'ultimo minuto per firmare delle carte?
La strage dell'Italicus accadde il 5 agosto 1974, e dubito che Alceste ne sapesse: il che non ha rilievo. Mio fratello Vittorio assolutamente non fu l'autore della nota coi nomi passata alla polizia di Reggio nel novembre 1974, il che dovrebbe essere ovvio a tutti: Alceste fu ucciso il 12 giugno 1975.
E poi, il 31 gennaio 1983 il suicidio di Ennio Scolari, reggiano, docente di Alceste al DAMS di Bologna e dirigente del Parti Comunista. Pacini afferma che Scolari era "da tempo depresso"...Da quando?
Scolari era una mente, una persona non facilmente depressa da un nonnulla. Il suicidio e' quindi molto sintomatico. Forse era oppresso dal peso enorme della della conoscenza di una verita' schiacciante ed ineluttabile, orribile e ripugnante alla sua coscienza (l'omicidio di Alceste) che temeva sarebbe saltata fuori durante l'interrogatorio.
Vorrei leggere la "laconica" confutazione di Adriano Sofri.
 Emanuele Campanile, zio di Alceste

Di cosa parla, signor Campanile? Sono vent'anni che combatto la minima traccia di influenza del sistema di credenze sulla mia opera intellettuale. Battaglia aspra, che mi è costata prezzi umani seri, anche se non gravi. L'opinione da lei confutata non è una credenza anche se formulata, in un contesto discorsivo informale, in modo da sembrare tale. E' un dato storico: la cogestione dei servizi segreti, con tanto di riforma, coincide grosso modo con la permanenza di Cossiga al Viminale (col seguito di Rognoni) e la fase della solidarietà nazionale. E le stragi inquinate avvengono prima e dopo. Altre sono le responsabilità storiche del Pci negli anni di piombo. 
Il pieno sostegno alla linea dura di Cossiga nel '77 per stroncare un movimento che metteva in crisi l'egemonia della sinistra istituzionale e la logica dei sacrifici. Il ruolo centrale svolto nella scelta della fermezza che ha spinto le Br in un vicolo cieco, lasciandole senza alternative e quindi determinando le condizioni politiche perché compissero la scelta scellerata di eseguire la condanna a morte.
Quanto a Lotta Continua, di cui non sono notoriamente simpatizzante, ha cercato con tutti i mezzi a sua disposizione di trovare la verità. Giorgio Albonetti ricevette delle minacce (anonime) e Adriano Sofri (la cui confutazione è tutta là e quindi l'ha già letta) intervenne dicendo che se fossimo venuti a conoscenza dell'identità degli assassini li avremmo senz'altro denunciati. Punto. Il resto sono chiacchiere.
Ugo Maria Tassinari

9 commenti:

  1. ......io vorrei fare una domanda semplice semplice ma a mio modesto giudizio estremamente chiara e secondo me utile a sciogliere parecchi misteri di quel delitto: il reo confesso, tal Andrea Bellini, che appunto' confesso il delitto nel 1999 ha scontato qualche anno di prigione??
    E' una domanda che faccio perche' a questo punto le possibilita' possono essere solamente due: SE si ed ha scontato anni di galera e' pressoche' evidente che il reo assassino sia lui ( e lo dico da simpatizzante e "Militante a mezzo tempo" dell'area della DEstra Radicale, quindi Fascista......tanquilli NON mi offendo)quindi non e' il caso di indicare piste alternative, quando abbiamo gia' un reo confesso, con sentenza definitiva e che sconta anni di galera (...e se uno commette un omicidio rosso o nero che sia......una lunga detentiva se la deve fare senza se e senza sconti di colore politico.......o no???).
    ma se NON ha scontato poi manco un giorno di galera mi sorge un dubbio atroce: puo' essere che abbia avuto interesse lui a ad autoaccusarsi dietro granzie che comunque nessuna liberta' gli sarebbe stata tolta, in cambio di qualche sommetta ad otto o nove zeri (parlianmo delle vecchie lire di allora) e magari anche la certezza che altre indagini sull'area neofascista non sarebbero state fatte.
    insomma l'essere reo confesso secondo me puo' avallare la risoluzione del caso nel caso in cui si abbia poi effetivamente scontato una condanna, se ci si autoaccusa dietro promessa di non subire in ogni caso alcuna condanna, e' una confessione falsa e chiaramente estorta. Punto, mi sempra lapilissiana e chiarissima la cosa
    Siccome io non so se questo soggetto( ....parlo di Andrea Bellini naturalmente) abbia scontato qualche pena, mi permetto di chiederlo a chi sia piu' informato.Magari allo stesso Ugo.
    Si tratta a mio avviso di qualcosa di fondamentale per la veridicita' delle ammissione e torno a ribadire che io attualmente non so, quindi nell'ignoranza lo chiedo

    Voster semper voster

    Agostino

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  2. Agostino, la questione è complicata. Perché Bellini ne ha fatte due più di Carlo di Francia, compresi omicidi di complici, rapporti con personalità di vertice della magistratura che gli potrebbero aver permesso depistaggi sulla strage di Bologna, detenzione sotto falso nome, contatti con i corleonesi per conto dei servizi segreti alla vigilia della stagione stragista per cui c'è il sospetto che sia stato proprio lui a suggerire le grandi opere d'arte come bersaglio.
    Ti rendi conto che il tuo criterio di buon senso non è applicabile a un soggetto del genere, pentito e beneficiario di forti sconti di pena per i normali omicidi da criminale feroce, compiuti in un lungo arco di tempo ...

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  3. deduco.. che la Vostra idea sia piu' che altro verso una confessione estorta per ottenere favori o soldi.......o mi sbaglio??....e' ovvio che e' una versione, da simpatizzante per l'area della Destra Radicale che vedrei maggiormente a favore, pero' potrebbere essere vero anche un pentimento postumo. comunque curiosita'....per questo SPECIFICO omicidio ha avuto un processo dopo la confessione e subito una GIusta condanna ??Secondo me da questo si potrebbero capire molte cose.......
    Comunque ancora Grazie per la tua risposta. molto cordiale e gentile. Al prossimo post!
    Saluti

    Agostino

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  4. Ho visto solo adesso che il fratello di Campanile mi cita perchè ho scritto che Sofri "brindava" con D'Amato.

    Voglio quindi, in estrema sintesi, precisare come nasce la vicenda di questi presunti brindisi e che, un paio di mesi, provocò anche una reazione piccata dello stesso Sofri.

    Allora, vi sono alcuni appunti che D'Amato stava scrivendo poco prima di morire (e che sono certamente suoi) in cui, dopo aver ricordato che, per ragioni legate al suo lavoro, era necessariamente dovuto entrare in contatto con gli ambienti piu' disparati, scriveva di aver anche ben conosciuto Sofri col quale (testuale): "ci siamo fatti paurose e notturne bottiglie di cognac".
    Ora, io stesso, nel mio libro definisco “all’apparenza inverosimile” il contenuto di quel documento, che, verosimilmente, non avrei mai citato se non fosse stato lo stesso Sofri, tre anni fa, a parlare per primo di un suo contatto con D’Amato e di cui quelle righe sono, a loro modo, una forma di riscontro.
    Ma mai e poi mai nel libro (che, peraltro, non ruota certo intorno a quell’appunto), ho lanciato il ridicolo sospetto di un Sofri infiltrato di D’Amato.
    Figuriamoci; questo tipo di dietrologia non l'ho mai sopportata e mi dispiace che qualcuno mi abbia attribuito tesi che mai mi son sognato di sostenere.

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  5. Sofri non si tocca! E' al di sopra dei comuni mortali, di lui non è lecito sospettare di collusioni con D'Amato, ma lo stesso trattamento perché non lo usate con il "caccola" e con Avanguardia Nazionale? Niente nemici a sinistra,vero Pacini? I mercenari, gli assoldati sono solo a destra! Ma questo è un dogma di fede, è un insulto alla intelligenza umana.Non so se "caccola" ha dei figli, ma l'erede di Sofri, ha lavorato in televisione con Giuliano Ferrara; meglio sarebbe stato mandarlo in miniera, per le figure barbine che ha rimediato! Ma si sa i figli non si fanno con la testa che diamine!L'insospettabile Sofri, intanto continua scrivere sul quotidiano radical-chic, per lui era pronto il provvedimento di grazia firmato dal Capo dello Stato. Perché il Capo dello Stato non firma la grazia al novantenne (ultimo prigioniero di guerra del secondo conflitto mondiale!) Eric Priebke?Niente sospetti, niente nemici a sinistra; al massimo sono solo compagni che sbagliano!

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  6. Epiphanius, Pacini, a differenza di me che sono un giornalista, è uno studioso serio, uno che lavora in archivio, si studia le carte senza pregiudizi ideologici e scrive libri importanti per la storia di questo paese.

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  7. Ephifanius, nel mio libro "perfino" per il "Caccola" scrivo che, al di là di numerose e convergenti testimonianze, non esiste alcuna prova documentale di un suo legame con D'Amato e, anzi, ricordo che in numerosi documenti dell'Ufficio Affari Riservati risalenti agli anni settanta, Delle Chiaie viene descritto con toni molto ostili. Non solo, aggiungo anche che, nel corso degli anni,il nome di Delle Chiaie è divenuto un po’ troppo facile da “spendere”, visto che, se dovessimo dare credito all’intero complesso delle accuse che gli sono state rivolte (spesso proprio da destra), dovremmo di fatto ritenerlo coinvolto in prima persona in praticamente tutte le trame oscure dell’ultimo quarantennio di storia italiana. Il che è francamente risibile.

    Tra l'altro, proprio da "sinistra", molti mi hanno "rimproverato" per essere stato troppo cauto e morbido con Delle Chiaie e Zorzi.

    Ma, appunto, io non ho tesi precostituite da dimostrare; se un giorno dovessi trovare prove inoppugnabili che Sofri era legato a D'Amato, non avrei alcun problema a scriverlo.
    E, comunque, mi pare di aver dedicato sufficiente spazio alle infiltrazioni degli Affari Riservati nella sinistra.

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  8. Pacini fermo restando la serietà delle sue ricerche sugli apparati occulti dello Stato; io temo che lei come Franzinelli, Tranfaglia, siate inconsapevolmente vittime di una sorta di corto circuito mentale, per cui si parte dal presupposto dogmatico,ideologico, seguente:poiché i nazifascisti sono il "male assoluto"ecco che chi gli ha combattuti, é un buono e giusto a prescindere (al massimo un compagno che sbaglia) si arriva quindi a scrivere partendo da un postulato dogmatico per cui:"un compagno non può averlo fatto", perché è per definizione un "buono e "giusto" sempre all'insegna niente nemici a sinistra!Una perla su tutte quella di definire i funzionari degli Affari Riservati, che entrarono nell'amministrazione del Ministero in epoca fascista, solo per ragioni anagrafiche, come dei cripto fascisti, anche nel dopoguerra e durante gli anni di piombo.Nulla di più falso e deviante gli alti funzionari del Viminale, avevano una sola bussola che gli guidava:la carriera!Con lo stesso zelo identico e zelante con cui perseguitavano gli antifascisti durante il bieco ventennio, repressero i neofascisti dopo il 1943 e negli a seguire. Ma per tutti gli storici e i ricercatori è un dogma è un postulato ideologico, D'Amato, Guida, ecc.ecc. erano sotto sotto dei fascisti camuffati...é chiaro che con questo pregiudizio nessuna ricostruzione seria oserei dire scientifica si può intraprendere sulla strategia della tensione. Per scendere dalla teoria alla pratica Guido Leto capo dell'OVRA fascista nonché collaboratore degli antifascisti durante la resistenza, aveva un figlio che era compagno di scuola di Rosario Bencivegna, uno degli autori della strage di via Rasella, esponente di spicco dei GAP romani.Ebbene l'amico del compagno di scuola frequentava l'abitazione privata di Leto. Come non bastasse lo riceveva al Viminale in ufficio, ove lo esortava ad non esporsi nella attività cospirativa antifascista!Leto poi transitò tranquillamente dal regime alla RSI per finire indisturbato la sua carriera. Ci fosse uno storico serio che si fosse mai occupato della faccenda: nossignore Leto era fascista punto e basta!

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  9. Egregio dott Giacomo pacini sta lavorando ad un nuovo libro?

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