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Ancora su "Intrigo internazionale"

Qualche mia riflessione sulla recensione pubblicata su un sito francese del volume "Intrigo internazionale" di Rosario Priore e Giovanni Fasanella. Un libro controverso ma già fondamentale, che ha suscitato la discesa in campo di uno dei quadri storici del "partito della procura bolognese", sezione molto radicale del "partito dei giudici", Claudio Nunziata. L'autore del testo è un tercerista appassionato di geopolitica.


“Intrigo internazionale”, ttroverà un editore francese? Si chiede Christian Bouchet nell'editoriale di voxnr.com/etranger nel quale sembra riprendere la questione già affrontata da Fascinazione sulla polemica innescata da Nunziata.
La spiegazione che ci è stata data comunemente della strategia della tensione come messa in opera dalla Cia per impedire al partito comunista di andare al governo viene confutata dal giudice Priore, che si è occupato dell'abbattimento del dc9 sul cielo di Ustica, del tentato assassinio di Papa Woytila e del delitto Moro.
Non è quindi vero che ci fu collaborazione tra i neofascisti e la Gladio in chiave stragista?
Queste tesi furono già espresse in “Quel domani che ci appartenne” da Gabriele Adinolfi, il teorico della destra radicale italiana che ha denunciato questa vulgata affermando che la strategia della tensione perseguiva svariati obiettivi allo stesso tempo, tra cui fungere da cavia alla nuova strategia della Trilateral, rompere i legami con i paesi arabi e imporre, tramite putsch intestini, uomini filo-israeliani negli apparati di potere italiani.
Quella che fino ad oggi poteva essere l'opinione di un neofascista, non quindi degna di considerazione accademica, prende un certo peso. E lo prende nell'alveo di una “Guerra Mediterranea” (che è proprio la tesi di Adinolfi) mentre invece un autore come Giorgio Galli è pervenuto a conclusioni analoghe (l'aver la strategia della tensione favorito l'avvicinamento del Pci alla "stanza dei bottoni" piuttosto che la sua emarginazione politica) sulla base di considerazioni diverse, attinenti alle dinamiche interne agli apparati del governo illegale e alla funzionalità del consociativismo alla natura assistenziale e assistita del capitalismo.italiano. Io stesso ho maturato nuove convinzioni nel corso del lungo lavorio di rielaborazione che separa la prima e la seconda edizione di Fascisteria e quella sezione è tra le più sostanziosamente riscritte.
“Siamo stati in guerra senza che i cittadini lo sapessero, una guerra che è stata animata da alcune potenze alleate che volevano l'egemonia nel Mediterraneo, il controllo delle centrali energetiche o volevano dimostrare all'alleato principale che le altre nazioni mediterranee erano meno affidabili”.
Queste affermazioni, su cui lo stesso Adinolfi distingue, obietta e approfondisce tramite il suo blog, non potevano non dare fastidio ai sacerdoti della vulgata che permette a tutti i protagonisti di allora e ai loro eredi di vivere tranquilli e paciosi evitando di farsi domande imbrarazzanti.

4 commenti:

  1. Letto direttamente sul sito da cui è tratto, molto interessante. Di certo qualcosa si smuove.

    Vuovo

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  2. Il libro rompe uno schema e, finalmente, dà una prospettiva credibile a quanto accadde. Anche se, a quanto si deduce dalle interviste, il suo assunto è un po' troppo "complottista" e chi lo ha scritto sembra credere che tutto fosse teleguidato, il che è francamente irrealistico.
    Ciò che lascia un po' stupiti poi è che né il giudice Priore né Fasanella menzionino Israele, che ha avuto un ruolo predominante nella strategia della tensione, forse ne ha detenuto il primato, conteso solo da Londra.
    Ci si ariva per sottintesi ma sembra che abbiano paura o imbarazzo a pronunciarne il nome.
    Eppure non fu nemmeno troppo discreta l'azione dei servizi israeliani che non presero chissà quali accorgimenti.
    Una volta passato questo gap tutto torna.
    Ovvero che ciò che di eterodiretto ci fu in Italia in quegli anni riguardava la nostra politica nel Mediterraneo, che ci fecero guerra soprattutto potenze atlantiche, che non ci fu l'alleanza Cia-neofascisti in chiave anti-pci, tutt'altro! E che pagammo la debolezza dello Stato e la subalternità della Nazione.
    Per questo "Stragi di Stato" è un termine infelice. Quale che sia stato il coinvolgimento di apparati istituzionali, essi rispondevano a gerarchie non nazionali e, paradossalmente furono "Stragi contro lo Stato".

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  3. ho letto il libro.
    questo è un completo cambiamento di paradigma!!!
    torniamo sempre al punto di partenza... bombe nere si o no? puoi darmi un tuo parere sull'italicus ( in particolare sulla denuncia preventiva di Almirante)?se Adinolfi non si sbaglia c'è da perdere la ragione ..siamo vissuti su un palcoscenico con tanto di quinte teatrali comparse e primedonne

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  4. Il contributo di Adinolfi è importante. Ci tornerò su domani con un post dedicato.
    Teodoro, io so poco sulle stragi. Ma mi sono fatto un'idea. Che le stragi maturano in un contesto fisico, politico, temporale che dovrebbero orientarne l'interpretazione. Entrambe le stragi del '74 avvengono in località dove operano quadri di vertice dell'atlantismo anticomunista (Fumagalli, Gelli), a ridosso di blitz giudiziari (contro il Mar) o politico-amministrativi (la rotazione da parte di Andreotti dei generali coinvolti nel progetto Sogno-Pacciardi) che fanno saltare le manovre (diciamo genericamente) golpiste.
    Le due stragi sono messaggi lanciati in questi due contesti analoghi ma chi sia il mittente e chi il ricevente francamente non so...

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