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Bancarotta fraudolenta condannato in secondo grado a 5 anni l'ex deputato di An Nespoli

Vincenzo Nespoli, storico federale del Movimento Sociale Italiano, deputato di Alleanza Nazionale nella XII, XIV e XV legislatura, sindaco di Afragola, popoloso comune dell'hinterland di Napoli, che, secondo i ben informati della politica campana, sta  collaborando alla formazione delle liste della Lega, grazie ad un vecchio legame politico con la deputata di Alleanza Nazionale prima, del Popolo della libertà Pina Castiello, approdata dal maggio del 2016 nelle file di Noi con Salvini è stato condannato, in secondo grado, a 5 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta.

In questo modo si è concluso il processo dinnanzi alla Corte d'Appello di Napoli per l'ex esponente p di destra. Anche i giudici del secondo grado hanno riconosciuto l'ex politico colpevole del reato di bancarotta fraudolenta.
Vincenzo Nesoli, assistito dall'avvocato Salvatore Pane, ha rimediato una condanna a 5 anni di reclusione. Accolta, quindi, la richiesta del procuratore generale, che aveva invocato la conferma della pena inflitta in primo grado. 
Il procedimento è scaturito a seguito del fallimento di un istituto di vigilanza privata La Gazzella. A consolidare il quadro accusatorio, le dichiarazioni di 2 testi, ritenuti attendibili, che ritenevano che il Nespoli fosse il socio occulto dell'istituto di vigilanza privata. Istituto utilizzato come strumento politico attraverso assunzioni clientelari.

Una ricostruzione contestata dall'avvocato difensore Pane poiché l'esponente politico non era presente nell'istituto di vigilanza e non ci sarebbe traccia di presunti trasferimenti di denaro.
Secondo la Procura della Repubblica il denaro destinato, prevalentemente ai contribuiti dei dipendenti sarebbe stato distratto ed impiegato in una speculazione edilizia.
In questa situazione di crack annunciato Nespoli, secondo gli inquirenti avrebbe giocato un ruolo determinante perché il politico è stato indicato come "dominus occulto" della società.
Egli, secondo la Procura, era" il titolare di fatto attraverso un prestanome e l'utilizzo della stessa ai fini dell'arricchimento personale e di acquisizione di consenso elettorale nonché diverse condotte di distrazione di somme raccolte dai clienti con conseguente occultamento e falsificazione della documentazione contabile e societaria".
Un dissesto, secondo gli inquirenti, che sarebbe stato aggravato anche dall'assunzione di 30 nuovi dipendenti che non sarebbero state necessarie considerato lo stato di dissesto in cui versava la società.
L'avvocato Pane, dopo il pronunciamento della Corte d'Assise di Napoli ha annunciato, che dopo aver letto le motivazioni della sentenza, presenterà ricorso alla Corte di Cassazione per tutelare il suo assistito.

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