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Ricordando Ugo Venturini, primo cuore nero caduto degli anni di piombo


(G.p) A dare il via alla atroce guerra tra giovani di opposte fazioni politiche negli anni 70 è la morte a Genova di un operaio di 32 anni, sposato e con un figlio piccolo. Un onesto lavoratore, tutt'altro che ricco. Ad ucciderlo sarà una bottiglietta di vetro piena di sabbia e terriccio, lanciata da una mano vigliacca ed invisibile. Infatti, a 46 anni dall'accadimento ancora non si è trovato il colpevole. La matrice è subito chiara. Il lancio di bottiglie e sassi è partito da un gruppo di militanti comunisti intenzionati ad impedire un comizio del leader missino Giorgio Almirante nella rossa Genova. Era il 18 aprile del 1970. Cosi moriva un proletario, un padre di famiglia, un sindacalista della Cisnal, volontario della Croce Rossa. L' uomo si chiamava Ugo Venturini. L'unica sua colpa era quella di essere un militante missino convinto, intenzionato, nella sua città, a difendere il suo segretario nazionale Almirante ed il suo diritto a tenere un comizio in una pubblica piazza.
Il sindacalista Ugo Venturini, per un atroce segno del destino, morirà il 1 maggio, a causa di una infezione provocata dalla bottiglietta di Coca Cola, riempita di sabbia che lo aveva colpito in piena nuca. Un lavoratore, morto il giorno della festa dei lavoratori, colpito da una bottiglietta di vetro della multinazionale Coca Cola, simbolo del capitalismo, lanciata da chi diceva di combattere il capitalismo e difendere gli interessi dei lavoratori.
L'amico Giacinto Reale, dalla sua pagina facebook ricorda i tragici avvenimenti del 18 aprile 1970, recuperando la preziosa testimonianza di Luigi Gatto all'epoca segretario provinciale del Movimento Sociale Italiano rilasciate a Luca Telese, autore di Cuori neri, interessante libro sui 21 delitti dimenticati degli anni di piombo.




18 aprile 1970, Genova
Sui muri della città, da qualche giorno, in previsione di un comizio di Almirante, campeggiano scritte minacciose: “Fascisti morirete. Almirante non uscirai vivo da Genova”…una radio pirata si inserisce nella normale programmazione della RAI per rinnovare l’appello…tutto lascia pensare ad un nuovo 1960
Ecco come Pier Luigi Gatto, all’epoca segretario provinciale del MSI ricorda lo svolgimento dei fatti:
“in piazza c’erano duemila persone. E tanta polizia. Improvvisamente abbiamo assistito ad un lancio di pietre e bottiglie….il palco era sistemato con le spalle alla stazione Brignole. Almirante parlava rivolto ala piazza della Vittoria. Il comizio era già iniziato da un po’, quando hanno cominciato a lanciare di tutto. Sulla piazza aleggiava un’atmosfera di guerra. Ad un certo punto, ho visto qualcuno cadere colpito. Almirante ha continuato a parlare. Ho visto che quel poveretto aveva una ferita profonda alla testa. Morirà due settimane dopo di tetano. Potevano salvarlo. Conoscevo Ugo Venturini. Era uno dei nostri giovani: militava nel partito da un po’ d’anni, sei o sette. Faceva l’operaio, anche i suoi erano gente di estrazione semplice.”
Sarà il primo caduto di una lunga stagione….Almirante sentirà sempre di avere un debito verso quel giovanottone, sposato con un figlio, che alterna l’attivismo di Partito al volontariato nella Croce Rossa cittadina….terrà con sè a casa per oltre un anno l’orfano, Walter, si farà liquidare la pensione maturata dalla Camera e comprerà una casa a Genova alla vedova, attiverà le strutture locali del partito per trovare un posto di lavoro al ragazzo, quando sarà il momento….ma la maledizione di quel 18 aprile peserà: la vedova Rita si suiciderà, Walter, con problemi di droga, finirà nella piccola delinquenza….
Nell’immediatezza dei fatti, parte –anche qui inaugurando una consuetudine che diventerà normalità- la disinformazione…..inizia il Secolo XIX: “Un gruppo sparuto di missini, con caschi e bastoni, ha anche tentato di formare un corteo che non era stato autorizzato. I giovani estremisti sono riusciti a filtrare tra i massicci schieramenti di agenti e carabinieri, ma sono stati bloccati all’imbocco di via XX settembre. Uno dei missini si è disfatto di una piccola pistola, un altro di una grossa catena di ferro, quando gli agenti hanno iniziato la carica. Entrambi, però, sono riusciti a fuggire. Poco prima, lo stesso gruppetto di fascisti aveva aggredito alcuni giovani isolati di estrema sinistra”

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