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29 ottobre 1975: l'uccisione di Mario Zicchieri 2a edizione

da Guerrieri (Immaginapoli, Pozzuoli, 2005)
Il clima politico è sempre più militarizzato. In primavera sono numerose le vittime della violenza  e la risposta statale, il varo della legge Reale che estende il ricorso alle armi da parte delle forze dell’ordine ucciderà negli anni decine di innocenti. Anche LOTTA POPOLARE finisce per avvitarsi sulla questione della forza. L’occasione, a fine ottobre, è la richiesta di rinvio a giudizio di Alvaro Lojacono (latitante) e Fabrizio Panzieri (detenuto), i due accusati per l’omicidio Mantakas. Ad agire sarebbe, secondo la pentita Emilia Libera, all'epoca militante dei collettivi studenteschi di Roma sud, sarebbe stato un commando delle FORMAZIONI COMUNISTE ARMATE, i fuoriusciti di POTERE OPERAIO che fonderanno la colonna romana delle BRIGATE ROSSE, a decidere l’immediata ritorsione: poiché uno dei testi di accusa è il segretario del MSI Prenestino, Luigi D’Addio, sparano con un cannemozze contro i ragazzini che stazionano davanti alla sezione. Forse non volevano uccidere, ma un sedicenne morirà dissanguato per la rottura dell'arteria femorale . Comunque sia, il processo si concluderà con l'assoluzione dei tre imputati, Valerio Morucci, Germano Maccari e Bruno Seghetti. Mario Zicchieri, noto come “Cremino”, è un attivista di Lp: mentre i militanti esprimono la propria rabbia scontrandosi con la polizia i dirigenti battono i pugni sul tavolo del partito. Il secco no di Almirante alla rappresaglia segna lo strappo definitivo. Il giorno dopo a San Lorenzo, vicino alla sede di LOTTA CONTINUA, è ucciso un passante che ha la sfortuna di somigliare a un leader del gruppo. Antonio Corrado sarà uno dei tanti morti per sbaglio in quegli anni feroci. La spaccatura col vertice si allarga: è interdetta ai capi la presenza ai funerali. Un breve saluto è concesso solo a Romualdi. Anche i fedelissimi di Almirante, da Fini a Gasparri, portano al braccio la fascia di LP. Un corteo folto e rabbioso punta su via Quattro fontane per occupare simbolicamente la direzione nazionale. La polizia blocca i dimostranti all’altezza del Viminale, ma gli scontri sono lunghi e violenti. La reazione del partito è decisa: espulsione immediata per i quadri, D’Addio, Sabatini e Sgrò; processo politico in comitato centrale per i dirigenti nazionali, Signorelli e Guida. L’unanime sentenza di espulsione chiuderà formalmente il contenzioso a maggio 1976, ma la vicenda di LOTTA POPOLARE si è già confusa, come poi nelle inchieste giudiziarie, nei grandi giochi in corso nell’ultradestra.
PS: Testimoni oculari della giornata dei funerali ricordano altri particolari, che in qualche modo riequilibrano la ricostruzione storica oltre l'esplosione del dissenso. le azioni di disturbo dei compagni al comizio di Almirante a piazza Santi Apostoli, la difesa coraggiosa (e a mani nude) dei militanti, finanche il nome di qualche ferito, come il segretario della sezione di Monte Mario.

1 commento:

  1. Nei confronti degli imputati Morucci , Seghetti e Maccari (il famoso ingegnere Altobelli un personaggio ambiguo che pare trafficasse pure coi servizi deviati) vi erano indizi assai pesanti: tipo di macchina usata, tipo di fucile usato a pompa , lo stesso che in un'intervista Morucci stesso ammetteva di usare. Altri riscontri pesantissimi che erano molto piu' di labili indizi, ma una sommatoria impressionante di indizi tuti gravi, precisi e concordanti. Tutti. E pure la testimonianza di una persona che forniva una descrizione dello sparatore assai simile a quella del Morucci. Moruci ebbe pure due processi per quell'omicidio. Poi quando la mamma di cremino in televisione telefono' per chiedere a Morucci la verita', il nostro ex brigatista sbianco' di colpo e disse di NON ricordare quel nome. la domanda e' questa: come faceva a NOn ricordarsi se per quell'episodio avava avuto due processi ed entrambi si susseguettero per oltre un anno?? Leggendo il libro Curi Neri di Luca risulta poi come gli avvocati della parte civile fossero stati minacciati dallo stesso presidente di quel processoe e non fosse stata ammessa in dibattimento alcuna verifica sui bossoli(.....che guarda il caso sembrava fossero proprio di un RARO fucile a pompa e Non di uno automatico).
    Anche qui solo indizi pesanti ma che sommati a quelli gravi e concordanti citati prima in qualsiasi altro precesso ( come disse lo stesso Telese) avrebbero potuto portare ad una sola sentenza: la condanna. Ed invece........

    Agostino

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