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Ivo Zini, un delitto insensato

La sera del 28 settembre 1978 un giovane neofascista sceso da un vespone apre il fuoco contro tre giovani che leggono l'Unità sulla bacheca davanti alla sezione del Pci dell'Alberone, quartiere popolare lungo l'Appia. Uno dei tre, Ivo Zini, resta ucciso. Tra i tanti delitti dissennati di quegli anni feroci quest'omicidio passerà alle cronache come esemplare della degenerazione dello scontro politico in atto.
L'omicidio del vespone sarà infatti condannato sia da Valerio Fioravanti, esponente del principale gruppo di fuoco dei Nar, sia da Sergio Calore, il leader di Costruiamo l'azione che sul suo giornale si esprime in termini estremamente duri contro i "delitti del sabato sera" e la logica dello "sparare nel mucchio". Giusto, bello.
Peccato che i due campioni del rigore rivoluzionario, poco più di un anno dopo, il 17 dicembre 1979, si renderanno responsabili, uno come organizzatore, l'altro come esecutore materiale, dell'omicidio di un passante in luogo del bersaglio prescelto, delitto, se possibile, vieppiù insensato...
Reti invisibili , un network della memoria delle vittime della violenza di Stato e neofascista, ricostruisce così la vicenda:
E' sera, poco prima delle dieci. Davanti la sezione ancora aperta del PCI di via Appia Nuova, al quartiere Alberone, sostano tre ragazzi; stanno leggendo "L'Unità" che come ogni giorno viene affissa nell'apposita bacheca. In particolare stanno dando uno sguardo alla programmazione prevista nei cinema per quella sera. Il popolare e periferico quartiere non offre tante possibilità e spazi di svago per i giovani, così spesso il cinema rappresenta l'unica alternativa per trascorrere una serata con gli amici. I tre ragazzi presenti sono Vincenzo De Blasio, ventotto anni, Luciano Ludovisi, trent'anni e Ivo Zini, il più giovane, di venticinque anni. All'improvviso si avvicina un "Vespone" bianco da cui scendono due ragazzotti a volto coperto. Sono pochi gli istanti per capire quello che sta per accadere; Luciano accortosi che i due hanno un'arma, non ha neanche il tempo per avvisare gli amici che quelli esplodono quattro colpi di pistola. Questi rimane fortunatamente illeso ma Vincenzo e Ivo giacciono a terra. Da subito le condizioni di quest'ultimo, colpito al torace, sembrano gravissime. Accorre presto un ambulanza chiamata dai militanti che accorrono fuori dalla sezione; Ivo non ce la farà a raggiungere neanche l'ospedale S.Giovanni e morirà poco dopo a bordo dell'autoambulanza. Vincenzo, colpito alla gamba e al polso, è operato d'urgenza, se la caverà. Alle 23:00 circa i NAR rivendicheranno con una telefonata al "Messaggero" la paternità dell'attentato.
Ivo si era da poco laureato in scienze politiche; era come tanti altri in cerca di un lavoro che gli aprisse una prospettiva di vita migliore. Era simpatizzante del PCI, ma come tanti ne criticava le scelte.
L'attentato cade a poco meno di un anno da un altro tragico evento: l'omicidio di Walter Rossi; probabilmente ciò nelle farneticanti intenzioni dei suoi esecutori non era un caso. Si voleva ribadire e perpetuare la stessa campagna di odio. Ma la grande manifestazione con cui Roma rispondeva, ricordando Walter e Ivo, testimoniava la mobilitazione popolare per rafforzare, vigilare e isolare i criminali fascisti.
Gli esecutori materiali di quell'"azione" rimangono tutt'oggi ignoti. In una delle sue numerose dichiarazioni il "pentito" Cristiano Fioravanti si è professato totalmente estraneo agli eventi scagionando inoltre i "fondatori" della sigla NAR (Valerio Fioravanti e Alessandro Alibrandi su tutti). Secondo Cristiano Fioravanti gli esecutori sono probabilmente da ricercarsi tra i fascisti che frequentavano a quei tempi la sede del FUAN di via Siena 8. Durante la sua esistenza in esso sono confluite numerose sezioni del MSI come quelle della Montagnola, della Balduina, di via Noto e del rione Prati. Da quest'ultima proviene Mario Corsi detto "Marione" (attualmente popolare conduttore di una trasmissione radiofonica sulla A.S.Roma). Egli viene accusato nel 1984 per l'omicidio di Ivo nonché per gli omicidi di Fausto TInelli e Lorenzo "Jaio" Jannucci (18 marzo 1978). Il 2 maggio 1985 Corsi riceve una condanna a nove anni per altri reati minori ma per il delitto Zini viene prosciolto per non aver commesso il fatto. In appello Corsi viene condannato a ventitre anni di carcere. Il 9 aprile 1987, la Cassazione dispone un nuovo processo che si conclude con la sua assoluzione. Nel 1989 la Cassazione ratifica e Corsi viene prosciolto in via definitiva. Da allora dei due esecutori di quel delitto non si saprà più nulla.

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